“Una foto è l'espressione di un'impressione. Se il bello non era in noi, come potremmo mai riconoscerlo?”

Ernst Haas

Ci sono scatti che faccio, ma non so perché. Alle volte vedo cose che, anche nella loro banalità, riescono a superare le mie barriere razionali e interpellano direttamente la mia parte più profonda, chiedendo di essere impresse, fermate dentro la cornice del mirino.

Così, senza aver chiaro il perché, compongo e scatto. Con la stessa attitudine, come direbbe qualcuno “inseguendo una sensazione più che un’idea sensata”, sviluppo, ritaglio, ed esporto.

E facendo questo, alle volte trovo dei sensi, o anche se non li trovo, rifletto. Un processo meditativo, direi.

Sicuramente, ho capito di essere sensibile ad alcune situazioni.
Gli squarci di interventi umani lasciati nel mondo che in qualche modo vengono lasciati a loro stessi, come dimenticati, ormai diventati elementi quasi ancestrali, quasi naturali.
E poi alcune geometrie e contrasti, proprio tra gli interventi umani e la natura vera e propria.
Qualcosa del genere. Qualcosa che approfondirò ulteriormente.